Una serata magica, tra poesia, canzone d’autore e alcuni dei grandi strumentisti della scuola genovese. Grande protagonista, sabato 12 Maggio alle 21.15 al Teatro Parrocchiale di San Martino in Zoagli, sarà Marco Cambri, cantautore genovese che con le sue poesie in musica riesce a toccare cuore di chi le ascolta. Il recital sarà dedicato al suo ultimo album, intitolato “Vivo”. Cambri, infatti, canta in dialetto e le sue canzoni, a metà fra realtà e favola, evocano un mondo sospeso fra la terra e il mare, fra il profumo dell’erba tagliata e quello del sale. In questo concerto l’attenzione é incentrata su terra e mare, sui tempi della vita contadina, sul rapporto con il mare, la terra, il lavoro con la terra e la pietra.
Ogni canzone è una storia, come quando ci s’incammina nel silenzio di un bosco «incantou da-a galaverna» (incantato dalla galaverna), oppure si percorre il bosco all’alba, «che no gh’ea ancon o sô a sciugaghe a rozâ sotta i pê» (quando non c’era ancora il sole ad asciugargli la rugiada sotto ai piedi).
Ritratti di luoghi, persone, ambienti, da cui però Marco Cambri distilla il tratto “poetico”, distintivo. Strofe piene di una travolgente magia, quella dei sentimenti, per scolpire gli uomini, le donne e gli ambienti del mondo contadino, liberando ricordi e immagini sospesi tra spazio e tempo, modulate sui ritmi e la musicalità del vernacolo.
Le canzoni non hanno nulla di elegiaco o d’idillico, il dialetto è un dialetto reale e carnale. Dopo il geniale “Creuza de ma” di De André la strada del dialetto è stata percorsa in tutta Italia sia in chiave lirica ed esistenziale da nuovi cantautori, sia in chiave identitaria da gruppi, band, posse, anche su ritmi reggae e hip hop. L’itinerario di Cambri è autonomo rispetto a questi filoni, non c’è né contrapposizione alla cultura in lingua né sterile nostalgia o sogno di un passato lontano nel tempo e nello spazio e il suo dialetto non risponde a una moda: è, semplicemente, la voce degli ultimi, dei dimenticati, di chi non appare.